87 la celebre cattedrale, ora collegiata, il più magnifico ornamento di Traù. Si vuole anzi die parecchie chiese ungheresi abbiano tratti di somiglianza col duomo tramino. Ad ogni modo, è certo che quel monumento architettonico sorse sotto il dominio ungherese, nel sui secolo. Dove maggiormente la grossa isola Bua — che con un suo braccio chiude il porto Saldone e con l’altro il canale, o baia delle Castella — si avvicina al continente, formando un piccolo stretto, sorge Traù sur un’isola. Probabilmente deve codesta sua forma insulare a motivi strategici, come Zara ed altre città medioevali, che erano in origine penisole. Comunque, oggidì la città è unita alla terraferma per mezzo di un ponte in legno, e all’isola di Bua la congiunge un ponte girevole che, aprendosi, lascia passare i navigli. Quel caro Porfirogenito, descrivendo le città dalmate, allunga il nomé di Tragurium in Tctragurion (quattro cocomeri). Egli però è rimasto debitore ai posteri di una spiegazione categorica circa l’analogia tra la forma della piccola città e i quattro cucurbitacei. Delle mura venete si veggono ancora molte tracce, principalmente ai lati della porta che conduce alla terraferma. Quella porta stessa offre una singolarità stranissima : un cipresso alto solo un metro, ma rigoglioso, nato in una fessura dell’arehitrave tra due macigni, ricopre quasi tutto il leone alato di San Marco. I traurini più vecchi lo ricordano sempre così, ed affermano che i loro avi non lo ricordavano altrimenti. Il popolino, per spiegare in qualche modo quel fenomeno botanico, lo attribuisce ad un miracolo, e lo chiama « il cipresso di San Giovanni ». In cima alla porta, una statua di s. Giovanni benedice ai suoi traurini. Dall’altra parte della città, a sud-ovest sulla riva nuova, le onde marine bagnano due avanzi veneti : il così detto ca-