NARENTA 201 — Io posseggo una moneta rinvenuta in quei paraggi, con la testa di Nerone sotto tre aspetti: sotto l’aspetto di Cesare, di maiale e d’asino. — Delitto di lesa maestà sovrana!... — esclamai in via di scherzo; ma sarei stato contento che qualche archeologo mi avesse spiegato l’enigma numismatico. Mi fu pure riferita la tradizione di un certo re pagano, il quale, un giorno, mentre gozzovigliava all’aria aperta, vide passare un sacerdote cristiano che portava l’eucarestia ad un infermo. Il re gli gettò in faccia una tazza di vino. Il cielo irato per codesta profanazione, fece tremare la terra che si sprofondò. Il re e la sua capitale vennero travolti dalle acque che irruppero dai monti, mentre i fedeli col loro sacerdote si ricoverarono sul colle, ove ora appunto sorge la chiesuola di Yido. Questa leggenda rivela la probabilità d’un cataclisma che vuoisi accaduto tre o quattro secoli av. C. Un lago enorme, nelle parte superiore del Narenta, avrebbe versato le sue acque nelle parti inferiori della valle narentana, travolgendo quanto incontrava e seppellendo nei suoi sedimenti case e paesi intieri. Così si spiegano gli avanzi di certe case antiche, scoperti a più metri sotto il livello del suolo. Simili scoperte si fecero particolarmente nei dintorni di Vido, sul cui colle si veggono avanzi colossali di una città romana, di Narona. * * * Buona è l’indole dei narentani odierni. Se non si può van^ tare la mitezza del loro animo — perchè anch’essi sono patrioti del santo del parce mihi, Domine, quia dalmata sum — si deve riconoscere che sono onorati, di modi cortesi e rispettosi verso lo straniero. Le donne amano la famiglia, sono disinvolte ed attive. Gli abitanti, ai margini 13 — Giuseppe Modrioh. — La Dalmazia.