Atto secondo 39 Fortunato E non lo considero mica come un peccato... non davano la paga. Sfortunato. E i vestiti dove l’hai? Fortunato. Quello che ho addosso, chè da un pezzo non ho niente altro. Sfortunato. E come fai l’inverno? Fortunato. Io, Ghennadij Demjànic, sono proprio in bolletta... Fare un viaggio lungo è davvero difficile, ma ad ognuno il suo e la povertà ha le sue trovate. Una volta mi portarono ad Arcangelo avvoltolato dentro un gran tappeto. E arrivato a una stazione svoltolavano, poi in carrozza, di nuovo avvoltolavano. Sfortunato. Ci stavi caldo? fortunato. Non c’è male, arrivai: e c’era più di trenta gradi. La strada d’inverno è sulla Dvina, e tra le sponde soffia vento di nord, e proprio di faccia. E così, andate a Vologdà? Non ci son compagnie adesso. Sfortunato. E tu vai a Kerc? Nemmeno a Kerè, fratello, ci sono compagnie. Fortunato. E che fare, Ghennadij Demjànic, andrò a Stàvropol o a Tiflìs, non è tanto lontano. Sfortunato. Ci siamo visti l’ultima volta a Kre-menciùgh? Fortunato. A Kremenciùgh. Sfortunato. Allora facevi il primo amoroso ; e dopo, fratello, che facesti ? Fortunato. Dopo sono passato ai comici. Ma ce ne sono troppi adesso; gli istruiti pigliano il disopra: impiegati, ufficiali, studenti tutti salgono la scena.