56 La foresta Fortunato. Ma io sono orgoglioso, Ghennàdij Demjànié. Sfortunato. Che importa a me che tu sia orgoglioso. Martìnov stesso rappresentava la parte del cameriere, e tu ti vergogni! Come sei stupido, fratello! Fortunato. Ma era sulla scena. Sfortunato. Anche tu, fratello, figurati di essere sulla scena. Fortunato. No, io non voglio. Avete fatto una bella trovata! Davvero! È meglio che me ne vada, anch’ io ho la mia ambizione. Sfortunato. So che hai l’ambizione, ma hai il passaporto? Fortunato. Per cosa lo volete sapere? Sfortunato. Ecco perchè: va via, prova, allora vedrai. A me basterà fare un cenno coll’ occhio, fratello, e tu te ne andrai a piedi al tuo domicilio, come un vagabondo. Io lo so, tu già da dodici anni giri senza passaporto. Invece del passaporto hai in tasca il giornale di Kursk, dove è scritto che è venuto l’artista tale e ha recitato malissimo. Ecco tutto il tuo passaporto. Ebbene, perchè non rispondi? Lo so bene io! E tu fallo per me, fratello. Pensa soltanto, chi ti prega! Come un compagno, capisci, come un compagno! Fortunato. Se è come un compagno, allora. Sfortunato. Che non ti venga in mente, fratello, ch’io mi vergogni della mia professione. Ma non è conveniente, amico; è il genere della casa: il silenzio, la modestia. E noi due siamo quasi dei diavoli, o