Atto primo 19 VOSMIBRÀTOV. È proprio così ; non corre nessuna voce che ci sia stata qualche cosa. Vivete una vita tranquilla. Gurm. Ah, sì, anche prima. Non è di questo che si parla, lo dico che vivo molto economicamente. BODÀJEV. Scusate! Non si parla di voi! Non ve l’abbiate a male, vi prego! Ma in realtà da noi molte proprietà nobili sono state alla fine rovinate dalle donne. Se un uomo spende e spande, nella sua prodigalità c’è un certo senso; ma alla stupidità della donna non c’è misura. Se vuol regalare una veste da camera al suo amante, vende il grano prima del tempo a un prezzo irrisorio — se il suo amante ha bisogno di un berretto da notte, vende un bosco di prim’or-dine, da costruzione, tenuto con ogni cura, al primo furfante. VOSMIBRÀTOV. In questo sì che avete ragione, Vostra Signoria. Se ha libertà in qualcosa, il ceto femminile, non ne vien niente di buono. BodÀjev. Tu credi? Milònov (a Vosmibràtov), Ah, Vania, Vania, come sei volgare. Vosmibràtov. Si parla in generale, signore. Milònov. In ogni modo, Vania, bisogna essere più prudenti, amico mio..... Ecco, tu ti sbagli; non sono le signore che hanno rovinate le proprietà, ma la troppa libertà. BodÀjev. Che libertà? Dov’è la libertà? Milònov. Ah! Uàr Kirìlic, anch’io sono per la libertà; anch’io sono contro le misure repressive..... ma, certo per il popolo, pei minorenni morali è in-