34 La foresta Pietro. E perchè non volermi bene? Non son mica pagano. Che altro avete da fare, se non amare, voialtre donne? È il vostro dovere. AKSJÙSCIA, (irritata). Vattene via, se è così. PIETRO. Non arrabbiarti ! Ci ho qualche cosa nella testa; è il terzo giorno che penso, ma il cervello non funziona; penso così, penso colà... AksiÙscia, (ancora con collera). A cosa pensi ? Dovresti pensare a me, pensare a cosa debbo fare. Pietro. Bene a te penso. Ho due idee; una è questa: non dar pace a mio padre. Oggi, per esempio, lui mi strilla, e domani io ricomincio daccapo. E parleremo in modo tale che mi picchierà. E io domani l’altro daccapo; e così fino a che non gli venga a noia di gridare ! Dare addosso senza lasciare nemmeno un giorno. O mi ammazza con un ceppo o finisce col fare quello che voglio io; per lo meno sarà una soluzione. Aksjùscia, (soprapensiero). E l’altra? Pietro. L’altra sarà più sorprendente. Ho 300 rubli dei miei ; ma se metto la mano nel cassetto di mio padre, ce ne sarà dei soldi a volontà! Aksjùscia. E poi? Pietro. E poi « porta tu il mio dolore » — subito ci mettiamo in una trojka; «oè, cari, siamo arrivati al Volga»; sccc... ahaa! sul piroscafo; come va giù spedito — sulla riva di corsa non gli tieni dietro. Un giorno a Kazàn, un altro a Samara, un terzo a Sa-ràtov; vivere come vuol l’anima tua; che non ci sia niente di caro per noi. Aksjùscia. E se incontri dei conoscenti?