122 La foresta sciampagna, fuma buoni sigari, questi è un uomo, il resto — non vale nulla, non è così, Ghennadij De-mianic? (Va nella sala da pranzo. Entra Aksjàscia). Scena settima Aksjùscia, poi Pietro e Sfortunato Aksjùscia. Dov’è il fratello? (Guarda la porta) Egli è nella sala da pranzo, anche Pietro è là. Come fare per chiamarlo! Vorrei dirgli soltanto due parole prima di lasciarci, davanti alla gente mi vergognerò. (Piano) Pietro! Pietro! Ha sentito, viene. (Pietro, adagio, si introduce di fianco nella porta). Pietro. Ah, sei tu? Aksjùscia. Piano, in nome di Dio! È finita, il fratello non ha denaro ; io parto con lui lontano e per sempre. (Prende la sua testa, la stringe a sè e bacia). Addio! Va! Va! Pietro. Parti? Dove, perchè? Aksjùscia. Sul teatro, a fare l’attrice. Pietro. Che hai, ritorna in te, sei impazzita! Aksjùscia, è deciso, è deciso. Va, va! Pietro. Ma che hai ! Mi manca il cuore, come se qualcuno mi avesse colpito in petto con una pietra. Ho parlato ancora con mio padre. Aksjùscia (guardandosi attorno timidamente). Ebbene? Pietro. Prima, si sa, ha bestemmiato per ore senza posa; poi dice: se dessero almeno un migliaio di rubli per te, stupidone.