Atto terzo 73 Vosmibràtov. Petrùska, vieni qua ! Pietro. Sono qui, papà. Vosmibràtov. Se avete qualche affare, parlate, se no arrivederci. Sapete, è meglio che veniate a casa mia, lì sono più libero per parlare. Pietro, andiamo ! Sfortunato, (minaccioso). Aspetta ! Pietro. Per fare aspettare bisogna pagare. Sfortunato. Come hai potuto ingannare una donna onesta ? Vosmibràtov. Inganno ! Dire si può tutto quello che si vuole. Perchè credete alla zia e non a me? Sfortunato. Egli domanda... Ella è dolce come un angelo e lui... (alzando le mani). Egli parla ancora! Guardatelo! Soltanto il suo muso che ripugna a Dio, dice tutto ! Vosmibràtov. Petrùska, mettiti qua ! Pietro. Però, papà, basterebbe sentire questi versetti... Sfortunato. La dolcezza ! La dolcezza personificata ! Vosmibràtov. Questo nessuno glielo contesta, soltanto quanto a ragione... ce n’ è poca. Sfortunato. Cosa è la tua ragione ? A che serve la tua ragione ? La ragione, la misuri, la pesi, ma l’onore è infinito. E questo tu non l’hai. Vosmibràtov. No, signore, di’ pure tutto quello che vuoi, ma l’onore non lo toccare; se no ti chiamerò davanti al giudice. Com’ è che lo non ho l’o-nore? Basta che io mantenga i miei contratti, ecco il mio onore. Di me puoi domandare a cento verste