Atto quinto 119 ragazza. Vi sembrerebbe bello se essa, vivendo da voi e godendo della vostra generosità, si annegasse? Gurm. Che vai inventando? Sfortunato. Io la prenderò con me, ma bisogna darle qualche cosa. Poi, siccome noi rifiutiamo qualsiasi eredità, e questo ci è facile, perchè tanto vói non ci lascereste niente lo stesso, lasciando tutto allo studente, anche per questa ragione bisogna prendere qualche cosa. (Conta il denaro). Gurm. Non mi far soffrire; dì, quanto ti serve? Sfortunato. Io sono generoso. (Si alza, prende la pistola in una mano e nell’’altra la cassetta con il denaro e la porge a Gurmyzskaja). Gurm. (gettando degli sguardi sulla pistola). È inutile tutta questa commedia! Io ti debbo mille rubli, ecco il tuo denaro! Ma se tu hai bisogno... Sfortunato, (prende il denaro). Basta! Non ho bisogno di elemosine. Vi ringrazio. (Mette via il denaro). Gurm. Ah, nascondi, per piacere, quella pistola! Non posso star tranquilla. Sfortunato. Ma di che avete paura? Io non sono mica Stenka Rasin. In casi estremi, se voi mi aveste offeso profondamente, io avrei ammazzato lo studente e non voi. (Mette la pistola in tasca). Beh, adesso, certamente, mi farete partire onoratamente. Faremo colazione e ci baceremo come conviene a parenti. Gurm. Sì, certamente. Sfortunato. Signore sono venuto, e signore me ne andrò, con onore. (Suona il campanello. Entra Karp). Manda qualcuno in città a comanuare la mi-