Atto secondo 43 spalla (lascia cadere con forza la mano sulla spalla di Fortunato). Fortunato, (piegandosi sotto il colpo). Oi, Ghen-nàdij Demjànié, signore, abbiate pietà. Non mi uccidete! Vi giuro, ho paura! Sfortunato. Niente, niente, fratello; faccio adagino, solo come esempio... (posa di nuovo la mano). Fortunato. Vi giuro, ho paura ! Lasciatemi ! Una volta già mi hanno così quasi ammazzato. Sfortunato, (lo prende per il colletto e lo tiene). Chi, come ? Fortunato, (si stringe tutto in se stesso). Biciòvkin. Egli faceva la parte di Ljapunòv, ed io quella di Fidier. Già alle prove studiava di continuo come fare. « Io, dice, Arkadij, così ti butterò dalla finestra; ti piglierò con questa mano per il collo, con quest’altra ti tengo e così ti scaravento fuori. Così, dice, faceva Kara-tighin ». Io pregai, mi son messo perfino in ginocchio: « Zietto, dico io, non mi uccidete!». «Non temere — dice, Arkadij, non temere!». E arrivò il giorno dello spettacolo: si avvicina la nostra scena; il pubblico gli fa festa ; io guardo, gli tremano le labbra, gli tremano le guance, gli occhi sono iniettati di sangue. Preparate, dice, a questo stupidone, qualche cosa sotto la finestra, affinchè io non l’uccida per davvero». Vedo, è la mia fine che s’avvicina. Come sia riuscito a balbettar la scena, non ricordo ; egli mi si avvicina, il suo volto non è più umano, una vera belva; mi afferra con la mano sinistra per il collo, mi solleva nell’aria; poi come alza la mano destra così mi dà col pugno sulla nuca... Mi si ot-