88 La foresta assoluta proibizione. Ecco l’unico mezzo: cercare di entrare nelle grazie della signora. Ti strascini davanti alla padrona, proprio, davvero peggio dell’ ultima delle bestie; e così a furia di strascinarti riesci ad ottenere qualche piccola agevolezza; e dai un po’ di arditezza al tuo cuore. Perchè esso è vivo, ha anche le sue esigenze. Come storpia la gente! la schiavitù. Vi dirò di me... che vi annoierete ad ascoltare... Si capisce, in tutto ciò non c’è che viltà. Ed io non voglio affliggere ne voi nè me stessa, perchè voi mi siete caro (guardandosi attorno). Pare che venga il vostro padrone? Fortunato. Viene per picchiarmi. Ulìta. Ah, che pietà. Fortunato. Io mi accoccolerò, e voi mi nasconderete; forse non mi scorgerà. (Si accoccola). Che, viene, s’avvicina? Ulìta No, è andato indietro; soltanto ha gettato uno sguardo così selvaggio. Che sguardo! Proprio uno spavento; ti fa tremare tutta... Fortunato (si alza). Barbaro! Ulìta. Come fate, mio caro, a vivere con un tale padrone? Fortunato. Ma che padrone! Io sono eguale a lui. Si da delle arie perchè ha la voce forte. Ulìta. Che cosa dite! È un autentico signore, ha una signorilità innata. Questo non gli si può togliere in nessun modo. Fortunato. Chi gliela toglie! Io dico soltanto che noi due siamo degli eguali, tutti e due attori egli — Sfortunato ed io—Fortunato, e tutti e due ubbriaconi.