92 CAPITOLO TERZO. cipali batterie, che sia atto a dare loro una decisiva superiorità sulle navi da guerra, e munirle di artiglieria di grande potenza. Per tal modo la difesa a mare di Genova non sarebbe una questione idrografica, ma bensì un problema fra cannoni e corazze. Di questo- medesimo avviso è pure il generale G. Bruzzo, il quale riconoscendo la necessità di difendere Genova, special-mente dal lato di mare, onde non lasciare esposta agl’insulti di una fiotta nemica la città più commerciante d’Italia, soggiunge poi, a proposito della difesa di Napoli, che se pochi cannoni non tengono lontana una flotta corazzata, lo possono numerose e potenti artiglierie. Lo stesso principio di difesa è pure sostenuto validamente dal generale Veroggio, il quale, ammessa la necessità di difendere anche il fronte marittimo di Genova, dice : < Questa difesa dovrebbe farsi non più coi mezzi dei tempi che furono, ma con quelli che sono il portato della scienza al giorno d’oggi. Non si può più avere la pretesa di difendere le coste con pezzi di calibro inferiore a quelli della marina, ma se si potesse sarebbe pregio dell’ opera averli superiori, o almeno eguali. Non mancano su quel fronte sporgenze ed elevazioni ove innalzare batterie. Vi si facciano e con pezzi di grande potenza, sacrificando, se occorre, anche nel loro numero. Il gran molo che si dovrà fare fra non molto per ingrandire il porto di quell’ emporio commerciale, somministrerà ancora un mezzo efficacissimo per provvedere a questa emergenza. E poi perchè la marina non dovrà avere per la difesa di tale porto qualche tipo di nave speciale, come ne furono preparate altrove ? > Secondo il concetto degli eminenti scrittori, la difesa del fronte marittimo dovrebbe e potrebbe costituirsi colla superiorità numerica e potenziale delle nostre artiglierie. Lo stesso Per-rucchetti, che tanto vastamente intese l’importanza delle flotte a vapore nella difesa ed offesa della costiera ligure, trascinato dalla corrente confida che il nuovo molo per 1’ ampliamento del porto possa servire all’ impianto di potenti batterie che valgano ad impedire uno sbarco. Questo principio, che trova tuttavia giovani ed illustri fautori, merita tutta la considerazione possibile. Parrebbe dunque che la difesa di una città marittima, quella