I CENTRI DIFENSIVI E STRATEGICI. 57 coste che debba difendere, il centro strategico deve essere capace di assicurare l’armata da una sorpresa, da un colpo di mano, anche quando non fosse che una punta di crociera a tutto vapore (come quella tentata nella giornata del 27 giugno in Ancona da Tegetthoff) che minacciasse all’ancoraggio la flotta. Assai più che alle sorprese dell’ avversario Ancona è soggetta alle sorprese di un implacabile nemico che potrebbe compromettere davvero l’esistenza di tutta un’armata. Una sola Bora, contro la quale si erano prese le necessarie precauzioni, poco mancò non ci costasse più della stessa giornata di Lissa. Fortuna volle che, firmati i preliminari di pace, l’armata divisa potesse lasciare gli ancoraggi della rada d’Ancona per ormeggiarsi in porto o per quelli di Venezia e di Taranto: ma in quale condizione si sarebbe trovata se le ostilità si fossero ancora per qualche mese prolungate? Dove avrebbe dovuto fare capo la flotta già scossa da una funesta battaglia e da alcune tempeste di mare? Abbandonare l’Adriatico ? Questo non certo, che sarebbe stato il cumulo delle nostre sventure, per non dire vergogne; dunque non rimaneva che cercare un rifugio sulla costa nemica, ed è quello che avremmo dovuto fare fino dal primo principio, creandoci una buona base d’operazione sulle coste dalmate, fra quelle miriadi di isolette e di scogli che così mirabilmente si presterebbero a ricevere e proteggere dai colpi di mano e da quelli di vento una flotta che debba operare nell’ Adriatico, quando non si fosse stimato conveniente o possibile investire ed occupare la base d’operazione del nemico, che era, a parer mio, il compito primo della nostra armata, e 1’ unico mezzo di efficace cooperazione marittima alla guerra continentale. E dunque sulle coste nemiche che noi dobbiamo fino da oggi abituaixi a considerare il nostro centro strategico, quando le eventualità politiche ci conducessero nuovamente a tentare la sorte delle armi. Io confido che alla vigilia delle ostilità noi non saremmo costretti a nominare una Commissione incaricata di tracciare un piano di campagna, e che in ogni caso essa, approfittando di questo nuovo e grande insegnamento della nostra campagna di guerra nell’Adriatico, non concluderebbe alla necessità di occupare fortemente le posizioni di Brindisi e Manfredonia, siccome punti indispensabili per servire da base di ope-