188 CAPITOLO SESTO. zioni delle colonne collegate nell’ alta valle del Po, passaggio della stretta di Stradella ed investimento di Piacenza, diviene possibile una spedizione marittima nell’Adriatico per giungere in tempo a minacciare la nostra ritirata, o favorire le operazioni dell’esercito di Toscana. Benché tale diversione possa essere contestata per le difficoltà, i rischi che corre il corpo sbarcato, la maggiore facilità di raggiungere attraverso 1’ Appennino la costa orientale, pure come operazione militare e marittima essa, benché poco probabile, é possibile, e merita una breve disamina. Come operazione marittima essa accentua più delle altre la possibilità della nostra difesa navale, poiché implica una lunga traversata, la possibilità di cambiamenti di tempo, la difficoltà di cogliere l’istante strategico opportuno. Essa è poi dominata dai due centri migliori della difesa, se iniziata a Tolone, o da quello di Messina, se iniziata ad Algeri. Non può compiersi alla spicciolata e successivamente, considerandola come invasione diversiva, benché marittimamente, quando l’Adriatico fosse sicuro, il nemico avrebbe forse vantaggio di eseguire la navigazione senza formazione, purché fosse assicurata la riunione del convoglio in prossimità della zona di sbarco. Questa medesima operazione può tentarsi contro di noi anche da altro nemico che conseguisse momentaneamente il dominio dell’ Adriatico. L’Austria, alleata con una qualche potenza di primo o di secondo ordine, potrebbe tentare questa invasione. Da sola nelle condizioni presenti essa non può marittimamente eseguire alcuna diversione, e quando ella fosse alleata ad una potenza marittima di primo ordine e noi ci fossimo fortemente costituiti in un buon centro strategico sulle coste dalmate od albanesi, io la stimerei ancora impossibile, a meno che le forze nemiche fossero quadruple delle nostre, e noi non ci fossimo apprestati per una difesa strategica. La struttura dell’ Adriatico ci permette di impedire ogni invasione spicciolata o riunita, ed una diversione strategica non può tentarla che colui il quale ha forze sufficienti e capaci, per natura di navi, di chiudere in una cerchia di ferro il nemico.