108 CAPITOLO TERZO. È facile supporre che, avendo concepito la difesa assai diversamente dal modo come venne compresa da chi trattò fino ad oggi tale questione, io non posso accogliere le sentenze altrui che sono quasi sempre un riflesso dei criterii di qualche autorità estera, del Jervois, del Sartorius e del Touchard, per esempio, che io rispetto, ma che non posso in tutto accettare. La difesa da costa essendo, come esposi, immedesimata col-. 1’ azione navale, specialmente per i nostri centri strategici, non può essere da questa divisa, e prima di trattare la questione del personale è necessario conoscere quali siano le necessità difensive. Quantunque questa importante questione non possa risolversi che dopo uno studio largo e moderno del sistema difensivo costiero e navale, pure da quanto già dissi, dall’ impiego che si può indurre delle flotto, da quanto verrò esponendo parmi potere stabilire che il ricercare nel passato e negli scritti di persone che tuttavia appartengono a quel periodo le prove che avvalorano i nostri troppo astratti criterii, più che un errore è u.ia colpa, poiché educa il paese a convinzioni che insinuandosi a poco a poco finiscono per radicarsi, donde quella sapiente verità avvertita dal Ricci che gli errori dei sistemi non si correggono per parecchie generazioni. Senza avversare l’opinione di coloro che stimano compito facilissimo l’educazione marittima e credono coscientemente che si può col battesimo ufficiale infonderla a chicchessia, purché vesta una divisa simpatica, io mi limito a concludere che il problema marittimo non essendo mai stato svolto con nuovi concetti, anche la questione del personale poteva risolversi invocando le autorità secolari. A nuovi sistemi occorrono istituzioni proprie, e noi dobbiamo oggi propugnarle a compimento degli ordini trasformati. Trattando il quesito delle piazze da guerra, nei miei Prindpii della guerra marittima, ho dimostrato la necessità, almeno per le basi d’ operazione e per le zone vitali, di un personale marino, e mi sia permesso far notare agli ottimisti che anche l’intelligenza ha i suoi limiti, e che la divisione del lavoro, fondata sull’ attitudine organica, è legge indiscussa di economia politica e potremmo anche dire militare.