210 CAPITOLO SETTIMO. tre avevano forse rostri migliori ? Io non escludo la possibilità di investire con vantaggio per alcune ; ma la maggioranza delle navi aveva prore, che compromettevano assai più la nave urtante che quella investita. La fugacità dell’ istante che decide della reciprocità dell’ urto, comprometteva gravemente le nostre navi maggiori pochissimo maneggevoli. La debolezza degli sproni di altre sei navi ne rendeva l’uso imprudente. Quella sfiducia, che non si volle confessare e che pure era giustificabile, perchè derivante dalla conoscenza del materiale, non doveva forse consigliarci di rafforzare le prore rendendole capaci dell’urto? Ebbene, noi abbiamo lasciati gli sproni come erano, ed abbiamo invece trasformate le prore per soffocarle con nuovi cannoni. 10 propongo quindi, se torna la spesa, di togliere quei cannoni, alleggerire le prore ed armarle di uno sprone che non sia un simbolo, ma un’ arma efficace. 11 secondo ammaestramento che possiamo trarre dalla giornata di Lissa, oltre molti altri altrettanto preziosi, fu non meno trascurato del primo. Essere pronti ad agire con tutta l’intensità che consente ogni nave è necessità suprema di guerra. Senza ripescare l’argomento della mobilitazione che include questo fattore, io dico solo che nell’ estote parati ci troviamo assai peggio che non fossimo nell’ultima guerra. Le macchine delle nostre fregate, che dovrebbero essere prima cura dei nostri armamenti, per ragioni politiche, organiche, economiche, si trovano per ordinario in tale stato da compromettere la nave che dovesse improvvisamente entrare in campagna. I rappezzamenti rappezzati sono la base del nostro sistema, che può chiamarsi nazionale, non essendo un fenomeno marittimo che per irradiazione politica, e contro un tale ordine di cose, che comprometterà le sorti della battaglia e la riputazione dei comandanti, noi restiamo apatici, non troviamo la forza di protestare. Dolorosamente anco le pi-oteste non giovano, se non si mette mano a trasformare l’ordine delle cose. La forza degli uomini si sciupa contro l’inerzia dei sistemi. E questo un fatto del quale non ci siamo ancora pienamente convinti, e che spiega le nostre facili speranze ed i ripetuti di-