architrave e le sue fastose cornici scolpite. Accanto le posa il sarcofago ove fu chiuso il corpo del canonico Selembrio, umanista spalatino. L’interno del tempio è giunto sino a noi conservato perfettamente. La volta s’inarca in tutta la sua interezza sulle cornici e copre, nel grande silenzio, il fonte battesimale adorno di scolture dell’XI secolo, e le arche dell’arcivescovo Giovanni (680) e dell’arcivescovo Lorenzo (1097). Accanto alla porta è collocato il sarcofago ove giacquero le figlie di Bela IV, re d’Ungheria. Questo sarcofago era una volta altrove, ed il Lanza ricorda la scritta latina che l’accompagnava e nella quale era narrata la morte tragica delle due giovinette. Tav. LXXVII. Il Palazzo pubblico fu costruito nel XV secolo ed era residenza del Provveditore veneto che s’ornava anche del titolo di Conte di Spalato. Il suo carattere è assolutamente veneziano. Tav. LXXIX. Il torrione che è sulla Piazza dell’ Erbe, fu eretto nella seconda metà del quattrocento dai veneziani. Tav. LXXX. Questo portale che adorna la fronte d’un palazzo privato è certamente di Giorgio Orsini. La sua somiglianza con quello che a Pago segna di bellezza il Palazzo del Conte Veneto è perfetta. Uguale è l’inclinazione dello scudo e la ricchezza degli ornati che Io circondano. Uguale il movimento del cimiero composto d’una guizzante coda di drago. Tav. LXXXI. La principale delle porte che mettevano nel palazzo Dioclezianeo era quella che è giunta sino ai nostri giorni col nome di Aurea. Da essa s’usciva sulla via volta a Salona. Era guardata da torri. L’arco d’ingresso è di costruzione possente e due nicchie lo fiancheggiano. Le statue che queste contenevano si vuole siano state trasportate a Venezia dal Provveditore Diedo. Un secondo ordine di nicchie vuote, alternate ad archi ciechi si estende sopra l’ingresso. Dietro questa porta s’aprivano, probabilmente, le stanze per un forte presidio militare. 77