Per Sebenico, trascurando i forti e qualche edificio di minore importanza, la cura è stata rivolta a raccogliere un gruppo organico di immagini che documentino la originai maestà del Duomo famoso, e la gloria schietta di Maestro Giorgio. Vi sono, quindi, della vasta architettura le parti più caratteristiche, l’interno grandioso, la cupola, i portali, la tribuna, le decorazioni figurative dell’artista; l’opera appare completa e significativa, con quella sua fronte che ha tante analogie con le fronti di Santa Maria di Zara, della chiesa del Salvatore di Ragusa, e della veneziana Santa Maria dei Miracoli. Analogie che sono già per se stesse un fecondo problema, ed un argomento non trascurabile per 10 studio dell’arte dalmata. Traù. Nella ricchezza monumentale di questa piccola città marinara abbiamo scelto gli esemplari più essenziali, non soltanto per il luogo ove sorgono, ma per l’intera regione. Così vediamo la Loggia, 11 Palazzo Pubblico, la Porta Marina, qualche chiostro e qualche casa privata. Ma sopra tutte queste cose v’è un nucleo superbo di documenti illustranti il Duomo che vuole la nostra attenzione. Noi siamo certi d’aver giustamente operato dando a tale illustrazione la maggiore ampiezza che ci fosse consentita dalla mole del volume, dalla proporzione delle parti, e dagli scopi della nostra fatica. Non invano la cattedrale traurina occupa, nel novero delle bellezze dalmate, e nella storia dell’arte italiana, un posto d’eccezione. Meno fastosa, apparentemente, di quella di Sebenico, effettivamente meno organica, essa nasconde dietro la nuda semplicità delle sue mura esterne dei veri tesori d’arte decorativa e statuaria. La Cappella del Beato Orsini e il Battistero sono purissime glorie della tradizione latina e dello spirito italico, ed i problemi che racchiudono appaiono della più acuta importanza tra quelli che ancora aspettano la soluzione. È davvero da escludersi, come Adolfo Venturi ritiene, che il Vittoria abbia lavorato alle belle scolture? Se a questa domanda si risponde affermativamente noi assistiamo al crollo di tutta una teoria specialmente locale e ad una notevole modificazione della fisonomia dell’opera. Essa diventa infatti, d’un tratto, pur rimanendo col suo carattere «nazionale», più «dalmatica » : rientra cioè in una costruzione artistica più interessante e di significazione maggiore, almeno per noi. L’abbiamo già detto, e il Venturi lo ripete nelle pagine che se- 10