Giorgio nel 1443 ha già compiuto la cupola, così come appare dall’iscrizione che egli vi ha apposto. Nel 1448 un’altra scritta annunzia il compimento delle navi interiori e degli archi. Quando, nel 1471 succede all’Orsini Nicolò di Giovanni, da Firenze, nella direzione dell’opera, questa era già terminata in tutte le sue parti essenziali. Erano persino stati scolpiti, nel 1454, i portali, lavoro di maestri veneziani, strani in quella gloria di linee curve, e con le loro statue di schietto carattere romanico. Nel 1517 succede a Nicolò, Bartolomeo di Giacomo da Mestre, al quale si attribuisce il tempio del Salvatore di Ragusa. E questo fatto è notevole per l’analogia già da noi stabilita tra le due chiese. Il Duomo di Sebenico è certamente l’edificio più italianamente monumentale della Dalmazia. In tutte le sue linee, sia che si guardi alla bella facciata, sia che gli occhi risalgano dai fianchi e dalla squisita tribuna alla cupola snella, esso è maestoso e severo. L’interno è sobrio e grandioso. Tutti i particolari son curati con un infinito rispetto per l’arte. Certamente Giorgio Orsini ideò questa sua grande opera nudrito, come ab-biam* detto, delle memorie classiche di Spalato. Ed egli fu anche un precursore, se si pensi che il tempio Malatestiano di Leon Battista Alberti non fu innalzato che dieci anni più tardi. La decorazione di teste umane, posta dall’artista intorno alla cordonata dell’abside, testimonia della immediatezza delle sue sensazioni. Alcune delle teste sono bellissime. Tav. XXII. Le precise origini del Duomo romanico-italico di Traù ci sono ignote. Alcuni vogliono che il tempio sia stato consacrato durante il vescovato di Toscano Floris: ma noi riteniamo miglior cosa affidarci alla prima iscrizione che, sulla porta laterale, lo dati ; ed all’anno che essa ci addita : il 1223. Gli elementi principali dell’interno sono di epoca assai più avanzata. Il bellissimo ambone con le sue colonne coronate di capitelli squisitamente intagliati e l’Annunciazione dell’altar maggiore, solenne sull’abside elevata, appartengono allo scultore Mauro. All’esterno son da notarsi la grande finestra a rosone che dà luce alle navi, la triplice abside dalle linee nobili e serene, ed il campanile adorno di bifore e di trafori, alto nell’aria. Vi è in alcuni interesse a credere che questo campanile appartenga al Goicovich. Un importante documento invece ci afferma che nel 1421 — data alla quale erroneamente si fa risalire la costruzione della torre — lo stesso Goicovich ha restaurato il campanile del Duomo di Traù accettando la imposizione di rispettare il primitivo disegno. Egli, dunque, non ha fatto altro che sostituire parti nuove esattamente riprodotte, alle parti antiche probabilmente rovinate e cadenti. 68