di galee che si giudicherà bastante, per distruggere il forte di Verbagno. 11 Soranzo con diciotto galere entrò nel Canale, trapassò, con poco danno sotto il tiro delle artiglierie, oltre il forte di Verbagno e si ormeggiò in luogo sicuro, aspettando la mattina seguente per assaltare e impadronirsi del forte, che fu distrutto con le mine. Ma non ancora alle Bocche di Cattaro sparve la bandiera della mezzaluna, che, quasi a disfida, continuò a sventolare su Castelnuovo. Soltanto nell’agosto del 1687 il provveditore Cornaro mosse all’assalto di quella fortezza e potè espugnarla. Invano i Turchi tentarono di riprenderla ; il 28 agosto dovettero ritirarsi, lasciando sul campo settecento morti. Le milizie venete e dalmate, circa 50.000 uomini, entrarono nell’Erzegovina, distrussero molte terre e, battuto il nemico presso il fiume Trebistiza, ne fecero strage. Nel secolo XVIII Venezia estende maggiormente in Dalmazia il suo dominio di civiltà. Col trattato di Karlowitz (26 gennaio 1699) penetra nell’interno della regione ed occupa Knin, Clissa, Verlin, Signa ; col trattato di Passarowitz (27 luglio 1718) giunge sino alle Alpi Dinariche. Ma con la pace di Campoformio (17 ottobre 1797) Venezia è venduta all’Austria dal Bonaparte, e con Venezia, l’Istria e la Dalmazia. Finiva il dominio di San Marco, non l’affetto quasi filiale, che sopravvive ancora possente e che nessun governo seppe mai meritare più intenso. I Dalmati di Perasto davano al vessillo di San Marco onorevole sepoltura sotto un altare della loro chiesa, mentre il Capo della Comunità parlava così : « savarà da nu i nostri fioi, e la storia del zorno (( farà saver a tutta l’Europa, che Perasto ha degnamente sostenudo « fino all’ultimo l’onor del Veneto Gonfalon, onorandolo co sto atto « solene, e deponendolo bagnà del nostro universal amarissimo «pianto... Per 377 anni la nostra fede, el nostro valor, l’ha sempre « custodìo per mar e per terra, per tutto dove ne ha chiamà i so « nemici, che xe stai pur quelli della Religion. Per 377 anni le nostre « sostanze, el nostro sangue, le nostre vite le xe stae sempre per ti, (( o San Marco, e felicissimi sempre te avemo seguità, ti con nu, nu « con ti ; e sempre con ti sul mar nu semo stai illustri e virtuosi. Nissun <( con ti n’ha visto scampar, nissun con ti n’ha visto vinti o paurosi ». E il popolo di Zara baciò piangendo la veneta bandiera così da 57