50 A. BESOZZI - V. A. MARTINI Adriatica), che svolge con larghezza di mezzi e precisione di propositi un’attivissima propaganda per la maternità jugoslava di tutto quanto l’Adriatico, accusa di molte viltà la Marina italiana. E il generale Nicolajevic, che si è dato negli ozi della pensione agli amori della radio, sembra che ci provi un gusto matto ad attaccarsi al microfono per far sapere al mondo che gli italiani facevano morire di fame i serbi, che non inoltravano i trasporti a Valona, che la nostra azione fu svolta soltanto per l’energica pressione degli altri Alleati, e che infine il trasporto dell’esercito serbo fu eseguito dalla nostra Marina con una grande irregolarità dovuta ad errori — egli dice — nè casuali nè ingenui. Fenomeni edificanti di ingratitudine! LO SLAVISMO DURANTE LA GUERRA Intanto il periodo di riposo e di organizzazione delle truppe serbe a Corfù era stato stabilito che non dovesse durare oltre cinque settimane. Durò invece più di sei mesi. Più che provvedere al rinsaldamento morale e tecnico delle truppe, si cercavano missioni in America e si brigava per ottenere spostamenti di fronte. Dalle azioni balcaniche compiute in massima parte dalle armate alleate, gli uomini politici della Serbia cercavano ricavare i massimi frutti territoriali secondo un programma prestabilito. Il Comando serbo infatti si oppose sempre a qualsiasi altra destinazione che non fosse la fronte macedone. Par-