LA JUGOSLAVIA E LA PACE EUROPEA 145 dolorosa di quella dei croati, e il cui movimento non è meno intenso e violento della reazione di Zagabria. Ora è appunto questa ripercussione nei Paesi europei che preoccupa Belgrado, la quale paventa anche la possibilità d’un maggiore isolamento delle grandi Potenze. Però una cosa è certa. E’ certo che a lungo andare, e per quanto la Società delle Nazioni continui ad essere sorda ai gemiti di dolore e alle voci di soccorso che le pervengono da tutte le angariate minoranze della Jugoslavia, i Bàlcani non potranno continuare a proiettarsi nell’avvenire come un teatro di rovina e di sangue. In pieno XX secolo non si può concepire uno Stato medievale e terrorista. E’ contrario alla storia, è fuori del ciclo delle relazioni dei popoli, è addirittura una sfida ai princìpi di civiltà e di progresso che presiedono la vita moderna. 0 Belgrado intanto si va alleggerendo dei suoi compiti di politica estera per rivolgere tutte le massime cure al problema interno dello stato. Questo problema si riporta a due corollarii: livellamento nazionale e armamenti. Degli armamenti parleremo in altre pagine. Della soluzione centrista che si intende dare alla questione nazionale, si è visto già in parte con quali sistemi si cerchi di ottenerla, e accenneremo ora all’ultimo tentativo dell’unificazione dei Sokol serbi, croati e sloveni in un unico Sokol jugoslavo sotto la presidenza del Principe ereditario.