<1 strione di Parigi e di Belgrado faccia di quella meri' Zogna un comodo paravento all’azione politica dei due Governi, messi a braccetto in un matrimonio di fervido amore bellico. Per quei messèri noi non possiamo aprire bocca, non possiamo muovere un passo, se non per grida-re un verbo antipacifico, per minacciare la pace eu' ropea garantita da Versaglia e da Wilson, da Ginevra e da Briand. Noi che spendiamo il nostro denaro per gli at-treZZ^menti del lavoro e per le opere di pace, sia' mo l’eterna minaccia, la miccia accesa, l’insidia sot' terranea, la fabbrica dei « casus belli »; e i pan-serbisti che inchiodano alla gogna e fustigano a sangue i croati e i macedoni e gli albanesi e i mon-tenegrini, e spendono tutti i loro miliardi per cannoni, velivoli'caccia, porti militari, fortificazioni confinarie, depositi di munizioni, sono le guardie se-rafiche messe a vigilare quel solenne tempio della pace costruito dai francescani architetti diplomati alla scuola del briandismo. I comitagi aizzano gli italiani dell’Istria e vi spargono il terrore e il disfattismo, mentre il Genio militare serbo costruisce i forti sul nostro confine e fa raccordare verso Lubiana le ferrovie che con-sentono l’arrivo di 150 treni al giorno alla nostra frontiera. Ma non c’è da preoccuparsi: ciò è soltan' to una cura profilattica di Belgrado contro l’aggres' sione del Fascismo.