56 A. BESOZZI - V. A. MARTINI vece considerarsi come una realizzazione avvenuta esclu-sivamente per opera delle armi serbe. Essi continuarono perciò a brigare e lavorare conformemente ai loro fini imperialistici. I croati-sloveni continuarono dal canto loro a mantenersi fortemente attaccati alla idea jugoslava di uno stato croato sotto la corona absburgica; e quando perdettero i contatti con Vienna nei momenti più critici dell’impero, giunsero a trattare a Budapest nella speranza di ottenere la concessione della Bosnia e della Dalmazia annesse alla Croazia-Slavonia in forma di subdualismo rispetto all’Ungheria. Ma il 15 ottobre 1918 l’Ungheria si staccava dall’Austria; e il 29 ottobre successivo, dopo i recisi rifiuti dei tedeschi e dei magiari alla federalizzazione dell’Austria, la Dieta di Zagabria, distaccandosi dall’Austria e l’Ungheria, affermava la volontà di risolvere la questione balcanica nel senso di formare uno stato indipendente dei serbi croati sloveni, dalla linea dell’Isonzo fino all’Egeo. Nonostante ciò la volontà di Zagabria, espressione comprensiva di tutto il movimento croato, non si riduceva affatto alla propensione di accentrare in Belgrado la autorità su tutti gli slavi, compresi quelli già appartenuti alle giurisdizioni austro-ungariche. La volontà della Dieta di Zagabria, incline a definire la questione jugoslava in senso totalitario, si identificava invece col programma di formare uno stato repubblicano di tutti gli slavi (anche serbi) compresi nei confini austroungarici, con capitale Zagabria, indipendente, federato ai regni di Serbia e del Montenegro. Una forma statale tria-lista, in altri termini, simile al progetto delPArciduca