12 A. BESOZZI - V. A. MARTINI prima un carattere preminentemente culturale e di reazione alle condizioni di scarsissima civiltà in cui versa-vano i popoli della penisola. Vi fu lo jugoslavismo absburgo-croato, quello serbo dell’attuale dinastia, quello bulgaro dei Coburgo e quello montenegrino dei Petrovic. Il movimento irredentista unificatore croato prese il nome di illirismo, e fu un idealismo panslavo che mirava alla unificazione di tutti gli slavi meridionali sotto la protezione absburgo-croata. Ma le aspirazioni furono poi disperse dal sistema centralista della Corte di Vienna, la quale, dopo le sconfitte del 1866, fece di nuovo ritornare i croati sotto i magiari. In seguito si pensò alla unificazione della Croazia, della Slavonia e della Dalmazia con l’appellativo di « triregno », mirando più tardi a fare di Zagabria il centro del mondo ortodosso slavo, di attrarre cioè nell’orbita del cattolicismo tutti gli slavi ortodossi, credendo così di evitare l’urto che avrebbe potuto scoppiare fatale con i serbi insofferenti. I fautori del croatismo erano in ogni modo fedelmente devoti alla dinastia absburgica, e nonostante le varie sorti e i trasmutamenti che subivano i loro programmi, la loro mira era sempre stata quella di accentrare in Zagabria tutto il mondo balcanico slavo, ponendolo sotto gli Ab-sburgo che dovevano cingere una corona croata indipendentemente da quella austriaca e dalla magiara. Fu insomma un movimento austro-slavista, il quale rimase ad uno stato intellettualistico e diremmo quasi