86 A. BESOZZI - V. A. MARTINI e verdi, e andavano accattando voti nelle greppie dei comizi elettorali. Il trattato di Rapallo fu votato alla camera dei deputati con 253 voti favorevoli e 14 contrari. Luigi Federzoni lo criticò acutamente, con foga dolorosa e appassionata. I nomi dei 14 voti contrari li ricordiamo alla storia: Federzoni, Sem Benelli, Colonna di Cesarò, D’Ayala, De Capitani, Dorè, Maury, Muzi Saturnino, Nunziante, Pi etra valle, Sandrini, Sarocchi, Scialoia Antonio, Siciliani. Quando il trattato di Rapallo divenne legge di Stato, l’Ammiraglio Millo, pur con l’animo straziato, fu obbligato a rinunziare alla sua grande opera che aveva svolto con ardore per il riscatto dell’italianità della Dalmazia. A Zara affluirono allora numerose forze regolari che intimavano la resa o il siluramento. 1 Legionari erano pronti a morire. Da Sebenico, Spalato, Traù arrivavano al Comando della Legione disperati e ardenti appelli di non abbandonare la regione. Nella mattinata del 26 dicembre le truppe regolari iniziarono una viva azione di fuoco. I Volontari decisero la resistenza a oltranza, e respinsero l’intimazione di resa. Ma la resistenza era inutile di fronte alla mancanza di viveri e munizioni e alla esiguità dei combattenti. Per impedire che il fuoco d’artiglieria distruggesse le case e immolasse innocenti vittime, con l’animo straziato i prodi Volontari si piegarono alla resa. Essi furono tutti disarmati, arrestati e condotti ad Ancona nella fortezza della Cittadella.