LA JUGOSLAVIA E LA PACE EUROPEA 83 asserisce parricida l’abbandono ora freddamente prò-tocollato di tanta e così nobile parte della Dalmazia, de-stinata a mutarsi sul mare in trincea perpetuamente rizzata a minaccia d’Italia; rileva che tale abbandono equivale alla obbrobriosa sanzione da parte del governo italiano della lunga oppres-sura austro-croata patita dai Dalmati e alla fatale obliterazione di ogni traccia di civiltà italica su questa sponda; protesta ancor che la sola Zara, quasi a scherno maggiore, sia salvata alla Nazione, con tutta la fierezza della sua grande anima esacerbata contro l’ignomignoso contratto che vende i dalmati fedeli a Roma e a Venezia come se schiavi ai loro più implacati nemici; e confida che per il potente risveglio di tutte le coscienze italiane, infiammate da alti spiriti suscitatori, il lercio pezzo di carta di Rapallo verrà lacerato onde più non duri la cattività tormentosa dei dalmati e l’onta d’Italia ». . L’anima di Sebenico sanguinava e gridava: « Gli italiani di Sebenico insieme coi rappresentanti di Scardona, Dernis, Tenin, Stretto, Vodizze e Slarino, costernati dalle voci di un accordo che, ammettendo la rinuncia della sua massima parte del territorio o delle isole occupate dall’ Italia sulla base di un concreto programma di rivendicazioni politiche e nazionali, frusterebbe uno degli scopi vitali per cui V Italia sostenne con immani sacrifìci di ricchezze e di sangue per lunghi anni un’asprissima guerra, e froderebbe in pari tempo le speranze degli italiani di questa sponda nella realizzaziont