218 A. BESOZZI - V. A. MARTINI Serbi sono dirette essenzialmente a puntare le loro armi di offesa contro le Nazioni che vivono nell’Adriatico. Il naturale commercio della Jugoslavia è dato infatti dalla via danubiana; e la natura frastagliata, ricchissima d’insenature e di insidie della costa orientale adriatica, è tale che basterebbero modestissime forze navali per difenderla. La Jugoslavia non ha inoltre delle linee marittime da proteggere per la vita della nazione, com’è il caso dell’Italia, che non può uscire fuori dei suoi mari senza il controllo straniero; e l’accanimento che la politica di Belgrado ha sempre dimostrato per la zona franca del porto di Salonicco ci apprende che si è sempre mirato ad assicurarsi un transito di materiale bellico fuori della sfera d’un controllo italiano. Per la sua stessa natura geografica la Jugoslavia è dunque una nazione che non avrebbe bisogno di armamenti navali per la sua difesa; e le parole che pronunciò il Ministro della Marina Hazic, il quale assicurò che « molto si sta lavorando per essa », sono ancóra una chiara prova dello spirito di Belgrado. Quasi tutti gli ufficiali della Marina jugoslava provengono dall’ex marina austro-ungarica, fatta eccezione per i giovani. Gli uomini degli equipaggi venivano dapprima reclutati esclusivamente dai paesi costieri, dove è stato mantenuto sempre vivo il sentimento di antipatia e di ostilità verso gli italiani; poi sono stati scelti anche da regioni serbe. Oggi l’organico del personale è di 8.000 uomini. La Marina da guerra jugoslava è formata di 13, torpediniere di alta onda, alcune delle quali sono armate da artiglieria di piccolo calibro, modello Skoda. La mas-