60 A. BESOZZI - V. A. MARTINI quello sfacelo economico dell’Austria che rese più agevoli le mene jugoslave. Ma agli Alleati non sarebbe garbato un simile gesto, perchè erano sospettosi e gelosi anche loro al pari, se non più, degli jugoslavisti più feroci, di un nostro prevalere nell’Adriatico orientale e nell’Europa danubiana. L’italafobia covata a Vienna era spenta per sempre. Sino alla grande guerra avevano provveduto gli austriaci a soffocare con tutte le forme, anche le più aguzzine e le più riottose, ogni segno di dominio romano adriatico, ogni voce italiana che gridava al riscatto, ogni legittimo gesto di difesa contro le illegali sopraffazioni slave; ma vinta e disfatta la corrosa imperiale Austria, si doveva provvedere a darle una legittima erede, perchè continuasse ad accendere il braciere acre dell’antitalianità e creasse un immanente ostacolo ed una minaccia tracotante ad ogni espansione italiana oltre Adriatico. Ecco qualche aspetto del retroscena impalcato a pochi giorni dall’armistizio fra il Ministero della guerra austroungarico, e il Comitato nazionale jugoslavo di Zagabria e quello jugoslavo di Pola. La Corrispondenz Bureau, l’agenzia ufficiale del Ministero di Vienna, pubblicava il 31 ottobre sul Gazzettino di Pola il seguente comunicato ; « Il Ministero della Guerra, sezione marina, comunica: con sovrana risoluzione si dispone quanto segue: a tutta la bassa forza, non appartenente alla nazionalità jugoslava può venir concessa, dietro domanda, il ritorno in patria e il congedo duraturo. La flotta, gli istituti della marina verranno consegnate