LA JUGOSLAVIA E LA PACE EUROPEA 155 esteri della Repubblica, così scriveva allora a re Nicola: « Per la quiete del vostro Paese, Vostra Maestà non pò-teva avere migliori garanzie che gli ordini dati al Gene-rale Comandante in capo dell’Esercito d’Oriente. Voi pò-tete essere sicuro. Sire, che le truppe poste sotto il co-mando del generale Franchet d’Espery, non trascureranno nulla per assicurare nel Vostro regno il mantenimento del-l’ordine, e che esse osserveranno il rispetto così delle Autorità costituzionali come della libertà del popolo montenegrino », Belle parole. Ma soltanto parole. Amicizia platonica, diplomazia carezzevole, offa, insomma. L’esercito serbo, sotto il comando di generali francesi proclamava intanto l’annessione del Montenegro alla Serbia. A quale titolo? Uno solo: l’imperialismo panserbo, alle cui azioni la Francia accomunava le sue, ossessionata fortemente dallo spettro di una supremazia italiana nell’Oriente balcanico. Bisognava creare un blocco nei Balcani per sfiancare la risorgente potenza dell’Italia: sia pure sacrificando popoli liberissimi e negando ogni principio di civiltà. Questo fantasma della grandezza di Roma che pesa preoccupante sul Quai d’Orsay ha fatto tutte le fortune dell’irrequieta Serbia. Si può dire che l’attuale e assurda nazione jugoslava sia sorta diritta diritta da questo timore francese. Il Presidente Wilson stese di sua mano questo messaggio che fu poi fatto trasmettere senza modificazioni da re Nicola ai suoi sudditi: « Al mio caro popolo! Io vi pre-