LA JUGOSLAVIA E LA PACE EUROPEA 123 Il i° dicembre di quello stesso anno i rappresentanti del Consiglio nazionale di Zagabria, senza l’appoggio del popolo croato, che non fu consultato, presentavano in Belgrado al reggente l’ordine del giorno in virtù del quale gli conferivano la sovranità su tutti i territorii ap-partenenti all’Austria-Ungheria. Nel febbraio 1919, in reazione all’atto del Consiglio nazionale di Zagabria, Stefano Radic inviava a Wilson e alla Conferenza di Parigi un memoriale con 160.000 firme, col quale la Croazia protestava contro il regime oppressore e violento di Belgrado, rifiutando di riconoscere la formazione del regno unito dei serbi-croati-sloveni, e chiedendo che si provvedesse alla liberazione del paese dalla schiavitù e dal terrore. A questo atto di vibrante e decisa protesta seguirono in tutte le località croate scioperi e sommosse, e in Zagabria la polizia giunse a sparare contro i dimostranti antiserbi uccidendone diversi, ma l’insurrezione serpeggiava e minacciava di straripare fuori dei confini croati, tanto che si verificarono in alcune località della Bosnia dei moti di rivolta con carattere assai violento. L’acutezza e l’esasperazione del dissidio e della serbo-fobia dei croati inveiva intanto con duri accenti, imprecando anatemi contro Belgrado. Un’evidente dimostrazione di tale stato d’animo la si trova in una delle più irruenti lettere minatorie inviate dai contadini croati ai giudici serbi incaricati del processo contro Radic, che era stato arrestato un mese dopo l’invio del memoriale a Parigi, sotto l’accusa anche di « intelligenza con gli italiani ».