V trighi della vecchia corte di Vienna e tutti i delitti della vecchia Turchia di Abd el-Hamid”. Belgrado è uscita dalla guerra rimpinzata fino agli occhi. Da piccola borghese si è vista subito i-nalzare ai piatti fastigi del pescecanismo. E come tutti i parvenus si è data subito delle arie e si è voluta imporre. Prima della guerra Belgrado aveva un programma imperialista, ma tale programma era più platonico che attivo, date le condizioni di civiltà arretrata della popolazione, che degli accesi ambiziosi volevano condurre d’un balzo al primo piano della vita politica europea. Una nazione di 3 milioni d’uomini, bizantina e retrograda, semplicista e superstiziosa, che voleva nientemeno divenire il cuore e il cervello di tutta la penisola balcanica, dove vivono popolazioni che godono d'una civiltà di gran lunga superiore a quella dei serbi! Tuttavia l’audace sogno divenne in massima parte realtà, per opera quasi esclusiva della Repubblica gallica, la quale non poteva sopportare un ingrandimento della potenza italiana dalla parte o-rientale dei suoi confini. Creare un blocco jugoslavo accentrato nelle mani spietate dei serbi che soffrono d’italofobia come i vecchi soffrono di podagra, era per l’egemonismo napoleonico del Quai d’Orsay una necessità politico-strategica di capitalissima importanza. Bisognava creare il blocco jugoslavo per dare fastidio all’Italia, il blocco slavo-