24 A. BESOZZI - V. A. MARTINI Obrenovich e della Regina Draga, sedevano dunque in chiassosa mensa al ristorante Kolaraz di Belgrado. Quivi fu macchinato l’attentato contro l’Arciduca Francesco, fra i fumi della « baza » e con un semplicismo cinico e cri-minale, insito nei violenti bastonatori dei croati e massacratori dei macedoni. Il comitato centrale della « Mano nera » — l’organizzazione segreta militarista radicale — era al completo. Il Colonnello Dimitrievic, il capo del comitato, seduto in testa alla tavola, mangiava e beveva, silenzioso e assorto. Ad un tratto gettò una frase cupa : « Bisognerebbe lanciare qualche bomba! » I commensali si guardarono. Contro chi? « Ma contro l’Ardduca Francesco, per Dio! ». La sentenza era lanciata. Tutti l’accolsero. Non mancava che tracciare i preparativi. Dimitrevic disse allora: « Bisogna eliminare l’Arciduca, perchè così sarà la guerra contro l’Austria, tanto attesa e così fortemente desiderata. Con essa noi realizzeremo il grande sogno della nostra espansione. Occorre però che la Russia ci dia il suo appoggio ». Del piano criminoso fu sùbito messo a parte il colonnello Artamanov, addetto militare all’Ambasciata russa di Belgrado. Egli chiese tre giorni di tempo per informare chi doveva. Allo scadere del terzo giorno giunse da Pietroburgo l’ordine di consegnare a Dimitrievic 8.000 rubli per le spese dell’azione, e di comunicargli : « Agite. Nelle conseguenze non sarete lasciati soli! » il capo del Governo Pasic era allora in giro elettorale. Il Comandante dell’Esercito Putnic se n’era andato in buona fede ai bagni in Ungheria. Re Pietro affidava arta-