LA JUGOSLAVIA E LA PACE EUROPEA 37 Cominciò a dare vivi bagliori di irredentismo nel 1848, quando a Zagabria si andava macchinando l’annessione della Dalmazia alla Croazia. Il comune di Spalato inviava allora all’imperatore questo indirizzo : « La Dalmazia, che da oltre sei secoli ebbe sempre trattati e tratta anche oggidì i suoi pubblici affari in lingua italiana, che vi si insegna nelle scuole, che vi si parla e vi si scrive quasi esclusivamente in tutte le città e in tutti i villaggi del litorale e delle isole ed anche in molti paesi dell’interno, e in cui trovansi ovunque, specie nelle città, famiglie di origine italiana con abitudini e costumanze italiane, non potrebbe che far parte della Sezione italiana ». Nel periodo che intercorre tra il movimento irredentista, che assumeva la più alta espressione nell’azione vigorosa nel comune di Spalato, e il 1860, i Carbonari sognarono di attuare la Repubblica Ausonia da Trieste alle Bocche di Cattaro, rendendo noto tale disegno a Napoleone III0. Dovevano essere quelli i futuri confini adriatici d’Italia. La passione messa nell’agitazione irredentista dei Dalmati traeva allora il maggior impulso dal sentimento di Nicolò Tommaseo. All’epoca della battaglia di Lissa tutto era pronto per accogliere a Spalato le navi italiane liberatrici. Ma quando cadde anche la Venezia sotto le truppe imperiali, l’Austria ricomincio con rinnovata acredine a perseguitare e sterminare gli italiani di Dalmazia. Tuttavia essi continuarono ad essere l’elemento preponderante e dominante della regione, mantenendo cinque deputati al parlamento di Vienna.