LA JUGOSLAVIA E LA PACE EUROPEA 91 di una nazione, che aveva insite tutte le debolezze di un organismo nascente, preferì invece nella sua ignavia mendicare l’appoggio degli Alleati per la risoluzione della inquietante questione adriatica. La Francia intervenne rendendo più decisive le deliberazioni di Rapallo. L’Inghilterra invece si mostrò assai riservata, e si limitò nei nostri riguardi a dichiarazioni platoniche di amicizia. Mai, in tutta la storia diplomatica del mondo, un governo era sceso a gradini così bassi! Si badi che prima delle trattative di Rapallo gli jugoslavi ci avevano fatto conoscere a mezzo della nostra Legazione a Belgrado il loro programma minimo e massimo circa le concessioni da farci in Adriatico. Il minimo era: il comune intero di Zara, le due isole a Zara prospicienti le due isole Curzolane meno Lissa. Il massimo, oltre a quanto suddetto, altre due isole Curzolane e la discussione sul nostro eventuale possesso di Sebenico. Ebbene, si crederebbe? Di fronte a questo programma che rappresentava ancora il minimo del minimo il nostro governo si decise a priori a limitare le sue richieste alla sola citta di Zara senza il più piccolo hinterland. Gli era che questo strano e ostinato spirito di rinunzia e di umiltà spinto fino alla codardia faceva ritenere ai disastrosi governanti di allora che ciò sarebbe valso ad accaparrarsi la stima e la fiducia degli Stati democratici oltreché il loro appoggio. Benito Mussolini, che fu tra i pochissimi italiani a vedere netta la verità adriatica adulterata e mistificata.