LA JUGOSLAVIA E LA PACE EUROPEA 147 guente ordine del giorno : « Il sokolismo croato, rappresentato al congresso generale straordinario dai delegati autorizzati dalle proprie associazioni aderenti alla « Federazione dei sokol croati », delibera che nè i singoli comitati nè le associazioni accettino di far parte del « Sokol del regno jugoslavo ». I fondi della « Federazione dei sokol croati » sono destinati all’erezione di un monumento al defunto presidente onorario... etc. ». Noi non facciamo ancora commenti. Lasciamo la parola ai cecoslovacchi, amici dei serbi ed alleati con quel noto atto della Piccola Intesa. Il giornale « Slovak » scriveva in proposito : « Il re, pur essendo guidato dagli interessi dello stato, estende la sua opera unificatrice anche a quei campi cui si dovrebbe invece permettere uno sviluppo indipendente. Ha abolito i partiti politici, ha sciolto le organizzazioni ginnastiche, ha applicato delle riforme che incontrano molti ostacoli di natura culturale-nazionale. Unificare o centralizzare la cultura orientale serba con la cultura occidentale croata e slovena non è cosa facile neppure in nome del Re e dello Stato. Non è facile togliere la diversità esistente fra la mentalità serba e quella croato-slovena ». Eppure Belgrado si accanisce in questo compito. La sua politica di serbizzazione ha assunto anche degli odiosi caratteri anticattolici, giungendo ad abolire le scuole confessionali cattoliche e statizzandole. La divisa « uno stato, un popolo, una religione » fa parte dei principali corollari della politica interna della Narodna Odbrana, la forte e potente organizzazione pan-