38 A. BESOZZI - V. A. MARTINI Un nome fu fulgido in quell’epoca, un cuore da eroe leggendario, un temperamento virile e coraggioso: una anima grande che traeva le origini della sua grandezza dal pensiero e dal sentimento romano: Antonio Baja-monti, il « Cristo della Dalmazia»! Egli dette tutto se stesso, più di se stesso alla causa dell’italianità della Dal' mazia, e la sua azione fu uno sforzo immane proteso con la tenacia dei forti e il calore degli apostoli. La sua opera e il suo genio furono violentemente contrastati dall’odio austriaco e dalla fobia croata. Scomparve nel 1891 in una aureola di luce epica, lasciando nel cuore dei confratelli una scia profonda di amore accorato e di gratitudine devota. Ma l’agitazione non oscillò, non si affievolì dopo la sua scomparsa. Rinsaldarono le file rinvigorirono il sen-timento alimentarono la passione dopo di lui altri grandi italiani, la cui operosità non tremò un istante nè mai si tradì di fronte alla lotta aguzzina e spietata condotta contro il movimento da Vienna e dai croati. Roberto Ghiglianovic, Luigi Ziliotto, Ercolano Salvi seguirono con cuore intrepido e con fede indomabile la missione che l’amore e il dolore dei padri affidavano alla forza e alla passione dei figli. Ma noi non rifaremo qui la lunga appassionante storia delle agitazioni di Dalmazia. È molto nota, sebbene assai più dovrebbe esserlo. Fu una lotta condotta in condizioni assolutamente impari, che le prigioni e la forca del dominatore non riuscirono mai a spegnere. Fu la missione di tutta la vita dei nostri confratelli che in terra romana e veneta soffrivano sul collo il ginocchio duro dei seguaci