224 A. BESOZZI - V. A. MARTINI stamenti rapidi e numerosi di contingenti verso determi' nate frontiere. Anche questo problema è stato in gran parte risolto, mentre si continua tuttora a lavorare alacremente per la sistemazione di una più serrata rete ferroviaria e di una articolazione stradale veloce. E’ inutile dire che le comunicazioni jugoslave attuali hanno carattere prettamente offensivo, perchè basterebbero alla nazione le esistenti linee fluviali e ferroviarie non solo per i bisogni economici ma quanto per quelli di difesa. La Jugoslavia è contornata dalle frontiere di sette Stati, e basta dare un’occhiata alla rete ferroviaria per convincersi sùbito che la questione delle comunicazioni fu considerata a Belgrado come il completamento di misure adottate in previsione di finalità poco rassicuranti. Prima del 1923 le linee raccordanti i nodi ferroviari del territorio avevano una direzione quasi esclusivamente nord-sud, mentre ora la rete è orientata in senso est-ovest. Questo orientamento di comunicazioni non è estraneo al compito che si prefisse lo Stato Maggiore jugoslavo, dichiarando che tale problema doveva essere risolto in concordanza con quello militare. I lavori ferroviari e stradali sono stati infatti diramati verso due direzioni: la frontiera italiana e quella albanese. Il primo compito fu quello di migliorare la linea Belgrado-Lubiana, aumentandone il binario di 600 Km. Quando si pensi che Lubiana è a pochi chilometri dal confine istriano e che la sua ferrovia per Belgrado segue il corso fluviale della Sava, si capirà senza difficoltà che i lavori eseguiti su quel tronco non erano stati precisamente determinati da bisogni commerciali. Tali lavori furono reintegrati dalla ricostruzione delle