LA JUGOSLAVIA E LA PACE EUROPEA 81 dall’albo gli avvocati italiani, si rifiutavano ovunque di riconoscere le domande di opzione presentate dagli italiani, ponevano condizioni inacettabili per riconoscere i nostri rappresentanti consolari nelle città dalmatiche, imbavagliavano a Cùrzola con la museruola i Leoni di San Marco per sbefieggiare « l’imperialismo italiano debellato a Rapallo », oltraggiavano e bruciavano le nostre bandiere.... Il Principe reggente del regno S.H.S. dichiarava al poeta croato Katalinic Jerotov che il più bel giorno della sua vita sarebbe stato quello in cui avrebbe messo piede nell’ Istria per la « redenzione degli slavi oppressi fra le Alpi Giulie e l’Isonzo ». Il Trattato di Rapallo offendeva dunque la dignità del Paese, abbandonava in servaggio straniero i fratelli di una terra italianissima, proiettava la più oscura ombra di disdoro sul sentimento di giustizia e di umanità. I Dalmati residenti in Roma lanciavano allora questa vibrante e accorata protesta: « Visto il testo del trattato di Rapallo, protestiamo col più acerbo dolore contro la rinuncia che il Governo del Regno ha fatto dell’intera Dalmazia a favore di un altro stato che incarna gli interessi di un popolo con il quale gli italiani dalmati sostennero titaniche lotte per il diritto d’Italia; rilevano che, con questo atto, il governo del Regno ha mancato al suo dovere di salvezza dei propri connazionali, di integrazione dei confini naturali della Patria, e di legittima valorizzazione di un Trattato di guerra e della vittoria;