LA JUGOSLAVIA E LA PACE EUROPEA 157 buiti a nome della Serbia e soltanto a coloro che si piega-vano a giurare fedeltà al re Pietro. Si organizzarono bande armate con l’incarico di uccidere quanti non accettavano l’annessione. I riluttanti venivano percossi nelle pubbliche piazze e incarcerati: poi saccheggiavano e incendiavano le loro case. I cittadini che non volevano saperne dell’annessione, e che i serbi chiamavano « sleali », erano legati e trascinati per le vie nei giorni di mercato. Un’accolta di abietti figuri seguiva la catena, sputando sui corpi, sghignazzando, colpendoli con sassi e con calci. Non si risparmiavano nemmeno le donne. Le disgraziate venivano fustigate e gettate nelle carceri, quando non accettavano il giuramento. Essendo molto limitati i luoghi di pena della regione, si chiudevano gli arrestati nelle stalle, nelle cantine malsane, dove spesso si ammalavano e languivano. Si provvide subito a chiudere nelle prigioni le personalità politiche e religiose, obbligando le loro famiglie a mendicare. Era stato inviato da Belgrado uno specialista del terrorismo e del tantalismo: quel colonnello Stojan Popovic che uccise il re Alessandro e la regina Draga nella tragedia scoppiata nel Konac la notte dell’i i giugno 1903. Gli era stato affidato l’incarico di « reprimere l’insurrezione montenegrina ». Egli organizzò allora dei comitagi che massacrarono senza pietà gli insorti, le cui famiglie vennero senz’altro arrestate. I disgraziati, finiti a colpi di fucile o passati alla baionetta, venivano lasciati per le vie a incarognire. Sul teatro di orrore rosseggiava lividamente di quando in quando il lugubre falò di qualche villaggio 12 — LA JUGOSLAVIA E LA PACE EUROPEA