— la* — sentativo della tuia terra così oggi che nel più lontano avvenire. Quando anche l’ultima traccia di monumento di Roma e di Venezia e di sangue nostro e di lingua nostra venisse, nei secoli lontani, cancellata dalla faccia della terra dalmatica, e sostituita con nuove forme di barbarie o di civiltà, Niccolò Tommaseo rimarrebbe a testimoniare ai più lontani ne poti l’indigenato della civiltà, del sangue e della lingua d’Italia in quella terra. Oggi i paneroati, negando e sangue e lingua e civiltà nostra, e dichiarandoli spicciativamente defunti, si aggrappano, ahimè, all’argomento della maggioranza e dei numeri, quali emergono su dalle statistiche loro o ileiI’Austria. Transigendo dal fatto che a ben ponzare quelle statistiche, « bisognerebbe inventare una chimica embriologica. o almeno avere alle mani gli altieri geneo-logici di tutte le famiglie dalmatiche, per fare indigrosso l’analisi di quante gocciole di sangue italiano, e quante di slavo, battono nei polsi ai Dalmati d*Oggidì, * e che con cotesta embriologia sarebbe opportuno diseernere anche « quanta parte nella generazione di ciascnn uomo dalmata avessero Italiani c Slavi, non solamente col corpo, ma collo spirito* ( Op. eit., pag. è singolare la risposta coraggiosa e leale che il Tommaseo dà a cotesta negazione o diminuzione della nostra stirpe in Dalmazia; « Ho toccato del numero. Ma quando mai il numero ha costituito il diritto! È questa forse una battaglia dove i più fucili e cannoni son la ragione suprema ! nelle stesse battaglie non prevale egli sovente l’ingegno dei meno