Elementi ili somma efficacia per la restaurazione dell’italianità nella Dalmazia saranno dati dalla nostra cultura. I Croati non banno una vera e propria civiltà fuori della Dalmazia a cui attingere: se rimontano nel tempo, trovano scrittori tutti posseduti dalle influenze italiane: se risalgono nel secolo XIX banno un’intensa attività protesa appena a creare la lingua serba. Non banno un’arte di cui continuare le tradizioni, non bauno nessuna forma culturale superiore da cui trarre ispirazione per progredire. Devono rivolgersi all’Occidente. I Croati della Dalmazia sono oggi su un gradino di cultura molto più basso che i Serbi: quanti non saranno assorbiti dall’italianità, se vorranno innalzarsi con spirito nazionale e crearsi una cultura, dovranno inevitabilmente rivolgersi all’italiana come è avvenuto nel XVI secolo, per i Serbi di Hagusa, i soli che avessero una cultura perchè soli in contatto diretto con l’Italia. Non è fuori di luogo ricordare che alcuni anni or sono, discutendosi nella dieta dalmata la ¡io-litica del Governo austrìaco, il deputato croato Trumbic dichiarò che per i bisogni della cultura i croati dalmati avrebbero adottato in avvenire, come avevano fatto nel passato, la lingua italiana; e che l’on. Smodlaka, altro croato, aggiunse che l’italiano occorreva ai croati per ragioni di cultura e che anche quando la Croazia fosse stata costituita, l’italiano sarebbe stàto il mezzo potente per far partecipare i croati dalmati al progresso civile dell’Europa. Nè è senza significato, in riguardo all’importanza dell’Italia per la cultura