ed » pochi amici suoi, i più fuori di Dalmazia (n Zagabria, a Praga e a Vienna). Intanto però maturavano altri eventi di politica estera e di politica interna per la monarchia degli Absburgo: all’estero la fine dell’egemonia sua nei paesi limitrofi occidentali, in Italia e in Oermaniu, e quindi l’affermazione sempre maggiore della supremazia sua dall’altra parte, nel vicino Oriente europeo, ed internamente con le sconfitte dei suoi eserciti il ritorno, forzato dalla Itorghesia liberale, a forme di un costituzionalismo, sia pure più apparente che reale, ma involvente sempre una certa ingerenza dei po|>oIi nella cosa pubblica. I primi movimenti insurrezionali del nostro risorgimento nazionale avevano già scosso profondamente la fiducia delle sfere auliche e militari verso le popolazioni, la burocrazia, l’ufficialità ed anche verso i soldati di terra e di mare di nazionalità italiana. Le guerre del ’5!* e del *66 finirono con il mnturla in diffidenza e in vero odio. Anche la Dalmazia — sebbene per le sue condizioni |>eculiari in misura modesta — aveva partecipato al movimento di tutta la nazione nostra e all«- battaglie per i diritti d* Italia aveva dato oltre a molti gregari in camicia rossa anche due dei capi più attivi nella lotta contro l’Austria il sebenieense Niccolò Tommaseo e il raguseo Seismit- Doda, ministro poi del regno d’Italia. Le preoccupazioni militari per tutto ciò sono documentate nei memoriali trovati negli archivi di stato e citati dallo storico ungherese Wertheimer