— !V> — qualche volta ilei HUOIli. ohe emù bestemmie grani* inaticuli in croato. L’anno «corno il cont« Bordi i morendo lanciava nn legato cospicuo u favore ili scolari croati in odio all» su» Zara italiana ; ma la una ultima volontà egli Ita dovuto redigerla in testamento olografo in italiano. jMjrchè non conosceva il croato. !>• generazioni presenti croate iu Dalmazia, i Agli stessi di questi anazionali, fatti un po’ croati dalle scuole, ripudiarono ni giorni nostri questi padri a|>ocri!i del croatisuio, li cacciarono dai consigli, dalla dieta e dagli uffici autonomi della provincia, perchè li trovarono — e il giornale Sloboda ( libertà ) del deputato croato Hmodlaka lo disse apertamente — troppo poco croati. Misero il caso del l»aucbiere dell’incipiente croatismo governativo, Morpurgo che dovette persino abbandonare la sua città, Spalato e andar in cerca di un po’ di tranquillità fra gli italiani dell* Istria di Trieste cercando di far dimenticare il suo passato con un ritorno agli ideali italici, documentandolo con la narrazione fatta nel Piccolo di Trieste dei suoi contrabbundi di libri proibiti — perchè era anche libraio — di poeti del risorgimento italiano, da (Siusti a Carducci, fatti in barba alle autorità austriache per diffonderli fra gli italiani in Dalmazia! Come furono possibili tali e tante aberrazioni e come da questi fenomeni singoli, individuali si venne a quelli collettivi, di defezioni in massa, di intere classi di cittadini, quasi — alle volte — d’intere cittadinanze? A parte quello strano fenomeno di una concezione ideologica errata, nebulosa, cui avevo già