— 22 — i Croati si fermavano nell» Pnnnonia Savia (attuale Slavonia) e «li là »’inoltravano un po’nella Dalmazia quasi abbandonata dai bizantini. Ma, lasciati a sè, i Dalmati cercavano, come in quei tempi un |mco tutti i romani d’Italia, di riordinarci con il soccorso del papa, allora Giovanni IV, «die ai vuole nativo dì Zara. Egli mandò in Dalmazia l’abate Martino con molto denaro per riscattare gli schiavi, ed a Spalato, nuova cittadina sorgente entro la vecchie mura del palazzo di DiocI«>ziano presso la distrutta Salona, trasferì la sede episcopale salonicense, retta allora da Giovanni ravennate. Si cura la conversione degli slavi al cristianesimo, ciò che li rende piò umani, ed a poco a poco i romani rinfrancati dalle isole ritornano nella terra ferma e fanno Spalato piò grande, l/opera di riaffermazione dura tutto un M'ooln (dalla metà del VII alla metà dell’ Vili ): nel <11.1 già gli Slavi si ritirano verso l’interno, nel flftft l’imperatore Costante II impoue loro di non molestare gli abitanti delle città, l’anno sue-cvsmivu il castello fortificato di Laasa viene notevolmente ingrandito dai profughi epidaurensi e salonitani. sicché all'antica Kpidauro succede la dalmato romana Kagusa. K con Ragusa, Nona, Zara. Veglia, Arbe, Ossero. Trai). Spalato con lagosa, L^ina, Hnwia e I.Uaa sono i nuovi centri, parte nelle isole, parte sulla terra ferma, ove si mantiene da quei giorni fino ai nostri vittoriosamente l’elemento latino. Dal canto loro croati e slavi ai convertono al cnstianrvimo. ai fanno più miti, ai acconciano, conte dei reato tutti i barbari dell’impero, agli usi dei romani, di cui