— 102 — sieme operi e canti, con quell’ armonia di secure e civili cittadinanze di due sangui e di due lingue, la quale è stata dall’Austria a favore dei Croati beniamini suoi violata e rotta, subito dopo che la bandiera del « He d’Italia » fu sommersa nelle acque fatali di Lissa. Alla sconfitta di Lissa e alla nuova politica austriaca dell’ inorienta-mento verso Salonicco, si deve far risalire il fatto del massacro degl’ Italiani della Dalmazia e il cieco fanatismo di coloro che, illusi dai risultati ottennti a mezzo di quella politica austriaca, di cni sono le creature dirette, osano pure oggi negare a noi, Italiani della Dalmazia, l’esistenza e la civiltà. « Le nazioni, così come le famiglie, miste di due o di piil schiatte, sono da Dio destinate conciliatrici; e il conciliare più genti è maggior bene che incivilirne una sola. Ma se della Dalmazia facesse si, come taluni vorrebbero, un muro contro l’incivilimento latino, cioè dell’Europa e »lei mondo; Dalmazia snaturerebbe sè stessa, rinnegherebbe la storia propria, eh’è tutta storia di conciliazione tra Italia e Serbia, tra Oriente e Occidente, tra le forze del braccio e le forze dell' ingegno, tra la gagliardia del resistere e la virtù dell’amare *. (Op. cit., 367 >. Ora, non siamo certo noi del popolo vecchio di Dalmazia che combattiamo, o uomini d’IUiria, per l’erezione di cotesto muro. Astomo Cipfico. AVVKRTIMKNTO ; Le boue iti questo writto non nono «ut* rivedute dall’ Autore.