— 54 — istruzioni per deprecare i temuti disordini. Invano la Municipalità richiamava nel nome della fratellanza alla libera unione delle terre un dì soggette alla cessata Repubblica. V unione dei cuori era con San Marco. Il contegno del Morosini, che ostentava la personale contrarietà al nuovo governo, e del Provveditore generale Querini, che rifiutò di ricevere i commissari della Democrazia, parvero incoraggiare l’avversione del popolo alle nuove idee, e la ribellione divampò (13 giugno). Si diè mano alle armi che le milizie Schiavone avevano depositate; furono assaltate le case dei nobili e dei presunti amici della Municipalità, dato il sacco alle masserizie, ferite ed uccise le persone; fu commossa ogni sorte di eccessi; a Selenico cadde assassinato il console francese; a Trai) fu nuovamente inalberata l’insegna di S. Marco. L* Austria stava in agguato. Aveva amici in ogni città, specie tra i nobili; teneva in pronto a Trieste ed a Fiume un piccolo corpo di spedizione. Il tumulto le offerse il pretesto per l’intervento. Il 1.* luglio il generale Rucovina si presentò innanzi a Zar», e, facendo appello ai buoni di rendersi « degni della benevolenza di 8. M. I. R. A. », fu accolto con segni di gioia quale un salvatore. Ma il popolo non si nn) nell'applauso al nuovo signore. Il popolo conosceva « gli Austriaci accostumati alla sommarietà militare • e sentì che essi erano apiwrtatori di sventura. Per una volta ancor» si strinse intorno all'insegna di S. Marco e la bagnò di lagrime. Non aveva mai tanto sentito di amare la provvida Signorìa!