— ftft — foresi (rurali) della Dalmazia iulema, ove i preti e specialmente i frati francescani, padroni di latifondi mlMlHtiei, tenevano e tengono asserviti i contadini alla volontà loro. Ma iiiielie nei collegi puramente rurali, che erano in tutto venti, gli italiani sep|iero conquistare con il loro nsceti-dente dui contadini nei mandati. Perchè i contadini non ancora traviati a buona ragione non potevano vedere in quelito fatto un’ingiustizia nazionale; gli italiani — lo dicemmo — avevano evitato anche nelle forme esteriori, persino nel nome ogni parvenza di provocazione a lotte nazionali: essi volevano la Dalmazia autonoma senza divisioni e lotte nazionali e conservato nella vita pubblica il suo bimillenne carattere latino e italiano; dissero perciò il loro partito « dalmata autonomo ». Ma non solo nella forma, anche nella sostanza mai abusarono della loro posizione dominante — fondata, ri|»eto, su leggi fatte da Vienna antiìtaliana — a danno della popolazione slava della provincia. K avrebbero potuto farlo, come fecero appena ottenuta nel 1*73 la maggioranza dietale e fanno ancora senza pietà i croati. Invece gli italiani usarono la più serena giustizia amministrativa ugualmente verso italiani e verso slavi in Dalmazia. Nella dieta e nella giunta provinciale e nei consigli comunali rispettarono sempre il principio — non un diritto, poiché non esiste nelle leggi austriache — della rappresentanza delle minoranze, il che mai fecero dopo il 1*73 i crosti che esclusero gli italiani da ogni rappresentanza, da ogni carica pubblica. I*> prime scuole elementari slave in