— 153 — Ora, noi sappiamo, par troppo, che parecchi sono i Dalmati croati, che della grandezza tutta italiana del Tommaseo si vergognano quasi: eia riguardano stizziti, e preferirebl>ero al Tommaseo, commentatore della Commedia e tesanrizzatore dei Sinonimi nostri, un Tommaseo scrittore di liugua turchesca. Quei Dalmati, però, tranne che il glorioso nome non sanno e non sapranno mai alcunché dal Tommaseo: nonché l’opera immensa e varia di poligrafo, la grandezza patriottica e inorale. Ma chi ha scritto non esistere letteratura italiana in Dalmazia, ha citato qualche cosa di più che il grande nome del Sebenicense. E ad arte di lui, a sostegno della propria insostenibile tesi, ha falsato radicalmente la politica idea. Molto coraggio, in fatti, è necessario per dimostrare che nei sonanti endecasillabi « alla Dalmazia », scritti nel 1S35, e dal Tommaseo, pare impossibile, dedicati a’suoi « conterranei slavi »(T!) — poesia, la quale è « tutta quanta un inno alla nazione serba e ai destini slavi della sua patria * (tf!!) — il grandissimo poeta dalmata avesse voluto sostenere una tesi panslava, contrariamente a quanto aveva sempre scritto e doveva più tardi, anche più vivacemente, scrivere a confutare le manie annesaioniste dejrli energumeni oltramontani. Nè più tra '1 moni«- e il mar, pcirci» lembo di terra e poche ignmlr isole «parte, o Patria mia. »arai: ma la rinata Serbia (guerriera mano e mite »pino*