— 88 — slave ildlu monarchia austro - ungarica e in grandissima parte snazionalizzando, — si perdonino questi termini sconosciuti (inora alla nostra civiltà — slavizzando quella parte della borghesia italiana, che era meno conscia o meno fiera della sua anima nazionale e traviando i meno onesti. Questa è la slavizzazione della Dalmazia. Ogni mezzo fu lecito, fu buono. Clero e militare con il beneplacito della corte, della camarilla aulica, diedero man forte. Si crearono banche, istituti finanziari; si sottrassero i contadini, i piccoli commercianti c industriali ai proprietari ed ai creditori italiani e si asservirono al clero, alle banche croate, a nuovi proprietari croati; sostanze latifondiarie di antiche ricche famiglie italiane, gravate ora di oneri ipotecari, furono sanate, ma i proprietari furono vincolati al carro croato oppure videro i loro beni, venduti all’asta, (tassare a' nuovi proprietari eitxi/t ad accrescere il numero degli elettori croati ilei secondo o del primo corpo. Tutto ciò non bastava; la borghesia italiana era ancora troppo forte: i contadini le erano ancora in buona parte affezionati (nel contado di Zara, a Spalato ed altrove — specialmente sulle isole — lo sono ancor oggi >; ci voleva l’inganno. Si dichiarava ufficialmente con solennità, in proclami da parte slava che il « partito nazionale » (non ancora croato/) non combatteva contro gli italiani, contro i loro diritti in Italoiaxia, contro la loro civiltà, contro la loro lingua; esso combatteva contro le persone al governo della provincia; era nna semplice lotta personale, non nazionale. 1/ organo del partito « Il .VmmmJ« »>